Ogni estate a Gennetines, un piccolo paesino nel cuore della Francia, migliaia di persone si danno appuntamento per quel grande rituale collettivo che è Le Grand Bal, un festival di danze popolari che si protrae ininterrottamente per sette giorni e otto notti consecutive.
Polke e mazurke, quadriglie e gironde ma anche valzer impari e circoli circassiani trascinano giovani e meno giovani in un vortice di movimenti, incontri, sguardi e sorrisi. I volti si illuminano per la gioia di essere vivi, lì, in quel preciso istante, in mezzo a un mare di altre persone che ondeggiano al ritmo cadenzato e incalzante della musica.
Di giorno le lezioni, con insegnanti provenienti da mezzo mondo (l’Italia è presente con Pizzica e Taranta), e di sera il grande ballo, che la notte, dopo la chusura delle sale, si trasforma nel boeuf, riservato soprattutto ai giovanissimi che sono ancora in forze dopo ore e ore di ballo.
La documentarista francese Laetitia Carton si concentra sull’estate del 2016, sottolineando i momenti più intensi con inquadrature ravvicinate senza sonoro dei volti trasfigurati dalla bellezza e dalla gioia della danza, del ritmo, dell’intreccio di mani, braccia, corpi. Una magìa collettiva che ti fa perdere la nozione del tempo, perché come dice uno dei partecipanti “Non sai più chi sei ma allo stesso tempo sei lì, incredibilmente presente”.
Un film sulla gioia che la danza regala e sulla connessione profonda che si crea quando ci si muove all’unisono al suono di un violino, di una cornamusa o di una fisarmonica, come facevano i nostri nonni e bisnonni durante i matrimoni e le feste di Paese. Perché il ballo non ha tempo e non ha età. Provare per credere…
E per chi volesse approfondire questo filone, consigliamo anche i film Ballando, Ballando di Ettore Scola, Lezioni di Tango di Sally Potter, Ballroom-Gara di ballo di Buz Luhrmann e Shall we dance? di Peter Chelsom, oltre ai documentari Vai col liscio di Giancarlo Nicotra e Sagre balere di Alessandro Stevanon.