Oggi la linea di confine tra il memoir e l’autobiografia è sempre più labile, forse perché gli scrittori, nel tentativo di creare un genere completamente nuovo, sembrano divertirsi a rivedere e mescolare qualsiasi definizione prestabilita. Come l’autobiografia, il memoir è la narrazione di esperienze che hanno avuto luogo nella vita dell’autore, eppure vi sono alcune differenze evidenti tra queste due forme di espressione.
Un’autobiografia è essenzialmente il racconto della propria esperienza personale, articolato in fasi temporali: infanzia, adolescenza, età adulta e così via. Essa prevede una cronologia dettagliata e la citazione di eventi, luoghi, azioni e movimenti, cioè di tutti i fatti rilevanti che riguardano la vita dell’autore.
Il memoir invece prende in esame un arco temporale limitato, e instaura una relazione molto più intima con i ricordi, le sensazioni e le emozioni di chi scrive. Di conseguenza è meno formale, perché più concentrato sulla verità emotiva che non sugli avvenimenti in sé.
Nel suo memoir Palinsesto, Gore Vidal ben riassume questa differenza sostanziale, affermando che “un memoir è come uno ricorda la sua stessa vita, mentre un’autobiografia è storia e richiede una ricerca, dei dati e una verifica dei fatti”. Anche il luogo fisico nel quale si scrive è importante, perché “…un libro di memorie nasce da mille associazioni, spesso proprio dagli oggetti di una determinata stanza. Così, di fronte a me c’è un grosso camino di tufo grigio con elaborate ceramiche giallo-verdi-azzurre. Su una mensola, alla sua destra, una fotografia di Tennessee Williams con Maria St Just. Lei è morta qualche mese fa, e sua figlia ha trascorso qui un po’ di tempo. Tennessee volge gli occhi altrove, mentre Maria lo sta guardando. Questo accadeva molto tempo fa. A Key West”.
Un suggerimento molto prezioso, da tenere a mente quando magari veniamo presi da un po’ di sana paura prima di intraprendere quella meravigliosa avventura che è il racconto della nostra vita. Perciò, coraggio: mettiamoci alla scrivania, armiamoci di carta e penna e apriamo gli occhi, volgendo lo sguardo intorno a noi. L’inizio della storia è proprio lì, a portata di mano… Buon viaggio!
P.S.: Se invece siete proprio pigri, oppure non avete tempo, c’è sempre la possibilità di farvi scrivere il libro da un ghostwriter professionista…